Guida all'installazione di Solaris 10 8/07: pianificazione dell'installazione e dell'aggiornamento

Parte II Installazioni basate su GRUB, Solaris Zones e volumi RAID-1

Questa parte descrive varie tecnologie legate all'installazione o all'aggiornamento di Solaris. Sono inclusi anche i requisiti e le linee guida per l'installazione.

Capitolo 6 x86: Avvio con GRUB per l'installazione di Solaris

Questo capitolo descrive l'avvio con GRUB dei sistemi x86 per l'installazione di Solaris. Il capitolo è suddiviso nelle seguenti sezioni:

x86: Avvio con GRUB (panoramica)

Nel sistema operativo Solaris è stato adottato come boot loader predefinito il boot loader open source GRUB.


Nota –

L'avvio con GRUB non è disponibile sui sistemi SPARC.


Il boot loader è il primo programma che viene eseguito dopo l'accensione di un sistema. Quando si accende un sistema x86, il BIOS (Basic Input/Output System) inizializza la CPU, la memoria e i componenti hardware della piattaforma. Al termine della fase di inizializzazione, il BIOS carica il boot loader dal dispositivo di avvio configurato e trasferisce il controllo del sistema al boot loader.

GRUB è un boot loader open source dotato di una semplice interfaccia a menu, che include le opzioni di avvio predefinite in un file di configurazione. GRUB dispone inoltre di un'interfaccia dalla riga di comando, accessibile dall'interfaccia a menu, da cui è possibile eseguire diversi comandi di avvio. L'implementazione di GRUB del sistema operativo Solaris è conforme alla specifica Multiboot. Questa specifica è descritta in modo dettagliato alla pagina Web http://www.gnu.org/software/grub/grub.html.

Poiché il kernel di Solaris è pienamente compatibile con la specifica Multiboot, è possibile avviare i sistemi x86 basati su Solaris utilizzando il boot loader GRUB. GRUB offre la possibilità di avviare e installare facilmente diversi sistemi operativi. Ad esempio è possibile, su uno stesso sistema, avviare individualmente i seguenti sistemi operativi:

Un vantaggio fondamentale di GRUB è la sua capacità di riconoscere i file system e i formati eseguibili del kernel; questo consente di caricare un sistema operativo senza registrare la posizione fisica del kernel sul disco. Nell'avvio del sistema con GRUB, il kernel viene caricato specificando il nome del file corrispondente, l'unità e la partizione in cui risiede. L'avvio con GRUB sostituisce il Solaris Device Configuration Assistant e semplifica il processo grazie all'interfaccia a menu.

x86: Caratteristiche del processo di avvio con GRUB

Quando GRUB assume il controllo del sistema, sulla console viene visualizzato un menu. Usando il menu di GRUB è possibile:

Per l'avvio del sistema operativo predefinito è disponibile un timeout configurabile. Premendo qualsiasi tasto, l'avvio del sistema operativo predefinito viene interrotto.

Per un esempio del menu di GRUB, vedere Descrizione del menu principale di GRUB.

x86: Convenzioni di denominazione dei dispositivi di GRUB

Le convenzioni di denominazione dei dispositivi utilizzate da GRUB sono leggermente diverse rispetto a quelle delle versioni precedenti di Solaris. La conoscenza di queste convenzioni può essere utile per specificare correttamente le informazioni relative alle unità e alle partizioni durante la configurazione di GRUB sul sistema.

La tabella seguente descrive le convenzioni di denominazione dei dispositivi di GRUB.

Tabella 6–1 Convenzioni di denominazione dei dispositivi di GRUB

Nome dispositivo 

Descrizione 

(fd0), (fd1)

Prima unità a dischetti, seconda unità a dischetti 

(nd)

Dispositivo di rete 

(hd0,0), (hd0,1)

Prima e seconda partizione fdisk del primo disco del bios

(hd0,0,a), (hd0,0,b)

Slice 0 e 1 di Solaris/BSD sulla prima partizione fdisk del primo disco del bios


Nota –

In GRUB, i nomi dei dispositivi devono essere sempre specificati tra parentesi. Le partizioni vengono numerate a partire da 0 (zero), non da 1.


Per maggiori informazioni sulle partizioni fdisk, vedere la sezione Guidelines for Creating an fdisk Partition del System Administration Guide: Devices and File Systems.

x86: Dove trovare informazioni sulle installazioni con GRUB

Per maggiori informazioni su queste modifiche, vedere i seguenti riferimenti.

Tabella 6–2 Dove trovare informazioni sulle installazioni con GRUB

Argomento 

Procedure eseguibili dal menu di GRUB 

Per maggiori informazioni 

Installazione 

Installazione dal CD o dal DVD di Solaris 

Guida all’installazione di Solaris 10 8/07: installazioni di base.

Installazione da un'immagine di installazione di rete 

Parte II, Installazione in una rete locale del Guida all’installazione di Solaris 10 8/07: installazioni di rete

 

Configurazione di un server DHCP per le installazioni di rete 

Preconfigurazione delle informazioni di configurazione del sistema con il servizio DHCP (procedure) del Guida all’installazione di Solaris 10 8/07: installazioni di rete

 

Installazione con il programma JumpStart personalizzato 

Esecuzione di un’installazione JumpStart personalizzata del Guida all’installazione di Solaris 10 8/07: metodo JumpStart personalizzato e installazioni avanzate

 

Attivazione o ripristino di un ambiente di boot con Solaris Live Upgrade 

Amministrazione del sistema 

Per informazioni più dettagliate su GRUB e sulle procedure di amministrazione 

Capitolo 11, GRUB Based Booting (Tasks) del System Administration Guide: Basic Administration

x86: Avvio con GRUB (pianificazione)

Questa sezione descrive le operazioni di base del processo di avvio con GRUB e i componenti del menu di GRUB.

Quando si installa il sistema operativo Solaris, sul sistema vengono installate automaticamente due voci del menu di GRUB. La prima è quella relativa al sistema operativo Solaris. La seconda riguarda l'archivio di avvio di emergenza, da utilizzare per il ripristino del sistema. Le voci del menu di GRUB relative a Solaris vengono installate e aggiornate automaticamente nell'ambito del processo di installazione e aggiornamento di Solaris. Queste voci vengono gestite direttamente dal sistema operativo e non devono essere modificate manualmente.

Durante l'installazione standard di Solaris, GRUB viene installato nella partizione fdisk di Solaris senza modificare le impostazioni del BIOS di sistema. Se il sistema operativo non si trova sul disco di avvio del BIOS, usare una delle procedure seguenti:

Il metodo consigliato è quello di installare Solaris sul disco di avvio. Se sul sistema sono installati più sistemi operativi, è possibile aggiungere le voci corrispondenti al file menu.lst. Queste voci verranno visualizzate nel menu di GRUB all'avvio successivo del sistema.

Per maggiori informazioni sull'uso di più sistemi operativi, vedere la sezione How Multiple Operating Systems Are Supported in the GRUB Boot Environment del System Administration Guide: Basic Administration.

x86: Esecuzione di un'installazione con GRUB dalla rete

Per avviare un sistema dalla rete con GRUB sono richiesti un server DHCP configurato per i client PXE e un server di installazione che fornisca il servizio tftp. Il server DHCP deve essere in grado di rispondere alle classi DHCP PXEClient e GRUBClient. La risposta DHCP deve contenere le seguenti informazioni:


Nota –

rpc.bootparamd, generalmente richiesto dal server per i processi di avvio in rete, non è richiesto per l'avvio in rete con GRUB.


Se non sono disponibili server PXE o DHCP, è possibile caricare GRUB da un CD-ROM o da un disco locale. A questo punto si potrà configurare manualmente la rete in GRUB e scaricare il programma multiboot e l'archivio di avvio dal file server.

Per maggiori informazioni, vedere Introduzione all’avvio e all’installazione in rete con PXE del Guida all’installazione di Solaris 10 8/07: installazioni di rete..

Descrizione del menu principale di GRUB

Quando si avvia un sistema x86, viene visualizzato il menu di GRUB. Questo menu offre la possibilità di scegliere tra diverse voci di avvio. Ogni voce di avvio corrisponde a un'istanza di un sistema operativo installata sul sistema. Il menu di GRUB si basa sul file di configurazione menu.lst. Il file menu.lst viene creato dal programma di installazione di Solaris e può essere modificato dopo l'installazione. Il file menu.lst determina l'elenco delle istanze dei sistemi operativi visualizzate nel menu di GRUB.


Esempio 6–1 Menu principale di GRUB

Nell'esempio seguente, il menu principale di GRUB mostra i sistemi operativi Solaris e Microsoft Windows. È inoltre elencato un ambiente di boot Solaris Live Upgrade di nome secondo_disco. Qui di seguito è fornita una descrizione delle singole voci del menu.


GNU GRUB version 0.95 (616K lower / 4127168K upper memory)
+-------------------------------------------------------------------+
|Solaris                                                            |
|Solaris  failsafe                                                  |
|secondo_disco                                                      |
|secondo_disco failsafe                                             |
|Windows                                                            |
+-------------------------------------------------------------------+
Use the ^ and v keys to select which entry is highlighted. Press
enter to boot the selected OS, 'e' to edit the commands before
booting, or 'c' for a command-line.
Solaris

Specifica il sistema operativo Solaris.

Solaris failsafe

Specifica un archivio di avvio che può essere utilizzato per il ripristino del sistema in caso di danneggiamento del sistema operativo Solaris.

secondo_disco

Specifica un ambiente di boot di Solaris Live Upgrade L'ambiente di boot secondo_disco è stato creato come copia del sistema operativo Solaris. È stato quindi aggiornato e attivato con il comando luactivate. L'ambiente di boot è disponibile per l'avvio del sistema.

Windows

Specifica il sistema operativo Microsoft Windows. GRUB rileva queste partizioni ma non verifica la possibilità di avviare il sistema operativo.


Descrizione del file menu.lst di GRUB

Il file menu.lst di GRUB specifica il contenuto del menu principale di GRUB. Il menu principale di GRUB contiene le voci di avvio per tutte le istanze dei sistemi operativi installate sul sistema, inclusi gli ambienti di boot Solaris Live Upgrade. Il processo di aggiornamento di Solaris preserva le modifiche eventualmente apportate a questo file.

Le revisioni effettuate sul file menu.lst vengono visualizzate nel menu principale di GRUB insieme alle voci di Solaris Live Upgrade. Le modifiche apportate al file diventano effettive al riavvio successivo del sistema. La modifica di questo file può rendersi necessaria per le seguenti ragioni:


Avvertenza – Avvertenza –

Non utilizzare il file menu.lst di GRUB per modificare le voci di Solaris Live Upgrade. Tali modifiche potrebbero impedire la corretta esecuzione di Solaris Live Upgrade.


Pur essendo possibile utilizzare il file menu.lst per personalizzare la procedura di avvio, ad esempio specificando l'avvio con il debugger del kernel, per eseguire una personalizzazione è preferibile usare il comando eeprom. Utilizzando il file menu.lst per la personalizzazione del processo, è possibile che le voci relative a Solaris vengano modificate durante un aggiornamento del software. In questo caso, le modifiche al file andrebbero perdute.

Per informazioni sull'utilizzo del comando eeprom, vedere la sezione How to Set Solaris Boot Parameters by Using the eeprom Command del System Administration Guide: Basic Administration.


Esempio 6–2 File Menu.lst

Qui di seguito è riportato un esempio del file menu.lst:


default 0
timeout 10
title Solaris
  root (hd0,0,a)
  kernel /platform/i86pc/multiboot -B console=ttya
  module /platform/i86pc/boot_archive
title Solaris failsafe
  root (hd0,0,a)
  kernel /boot/multiboot -B console=ttya -s
  module /boot/x86.miniroot.safe
#----- secondo_disco - ADDED BY LIVE UPGRADE - DO NOT EDIT  -----
title secondo_disco
  root (hd0,0,a)
  kernel /platform/i86pc/multiboot
  module /platform/i86pc/boot_archive
title secondo_disco failsafe
  root (hd0,0,a)
  kernel /boot/multiboot kernel/unix -s
  module /boot/x86.miniroot-safe
#----- secondo_disco -------------- END LIVE UPGRADE ------------
title Windows
  root (hd0,0)
  chainloader -1
default

Specifica la voce di avvio da utilizzare alla scadenza del timeout. Per cambiare l'impostazione predefinita, è possibile specificare un'altra voce dell'elenco modificando il numero. La numerazione inizia da zero per il primo titolo. Ad esempio, è possibile cambiare l'impostazione predefinita in 2 per avviare il sistema automaticamente con l'ambiente di boot secondo_disco.

timeout

Specifica il numero di secondi di attesa prima che venga attivata la voce di avvio predefinita; in questo periodo è possibile premere un tasto e quindi indicare un'altra voce. Se non viene specificato il timeout, verrà richiesto di scegliere una voce.

title nome del sistema operativo

Specifica il nome del sistema operativo.

  • Se si tratta di un ambiente di boot di Solaris Live Upgrade, il nome del sistema operativo è il nome assegnato al nuovo ambiente di boot al momento della sua creazione. Nell'esempio precedente, l'ambiente di boot di Solaris Live Upgrade è denominato secondo_disco.

  • Se si tratta di un archivio di avvio di emergenza, esso viene utilizzato per il ripristino del sistema in caso di danneggiamento del sistema operativo primario. Nell'esempio precedente, Solaris failsafe e secondo_disco failsafe sono gli archivi di avvio di emergenza per i sistemi operativi Solaris e secondo_disco.

root (hd0,0,a)

Specifica in quale disco, partizione e slice caricare i file. GRUB rileva automaticamente il tipo di file system.

kernel /platform/i86pc/multiboot

Specifica il programma multiboot. Il comando kernel deve sempre essere seguito dal programma multiboot. La stringa che segue multiboot viene passata al sistema operativo Solaris senza interpretazione.

Per una descrizione completa dell'utilizzo di più sistemi operativi, vedere la sezione How Multiple Operating Systems Are Supported in the GRUB Boot Environment del System Administration Guide: Basic Administration.


Individuazione del file menu.lst per la modifica del menu di GRUB

Per individuare il file menu.lst di GRUB è sempre necessario utilizzare il comando bootadm. Il sottocomando list-menu individua il menu di GRUB attivo. Il file menu.lst elenca tutti i sistemi operativi installati su un sistema. Dal contenuto di questo file dipende l'elenco dei sistemi operativi visualizzati nel menu di GRUB. Per apportare modifiche a questo file, vedere Individuazione del file menu.lst del menu di GRUB (procedure) del Guida all’installazione di Solaris 10 8/07: Solaris Live Upgrade e pianificazione degli aggiornamenti.

Capitolo 7 Aggiornamento in presenza di zone di Solaris (pianificazione)

Questo capitolo contiene una descrizione generale del modo in cui la tecnologia di partizionamento Solaris Zones ha effetto sulle procedure di aggiornamento di Solaris quando sono presenti zone non globali.

Il capitolo è suddiviso nelle seguenti sezioni:

Solaris Zones (panoramica)

La tecnologia Solaris Zones è una tecnologia di partizionamento del software usata per virtualizzare i servizi del sistema operativo e per creare un ambiente isolato e sicuro per l'esecuzione delle applicazioni. Una zona è un ambiente di sistema operativo virtualizzato creato all'interno di una singola istanza del sistema operativo Solaris. Quando si crea una zona non globale, si produce un ambiente di esecuzione delle applicazioni in cui i processi sono isolati dal resto del sistema. L'isolamento impedisce ai processi eseguiti in una data zona non globale di monitorare o di produrre effetti sui processi eseguiti in tutte le altre zone non globali. Anche i processi dotati di credenziali di superutente non possono visualizzare o in alcun modo modificare l'attività delle altre zone. La zona non globale fornisce anche un livello astratto che separa le applicazioni dagli attributi fisici del sistema su cui sono implementate. Un esempio di questi attributi sono i percorsi dei dispositivi fisici.

Ogni sistema Solaris contiene una zona globale. Questa zona ha una duplice funzione. La zona globale è la zona predefinita del sistema e viene utilizzata per i controlli di amministrazione che coinvolgono l'intero sistema. Se l'amministratore globale non ha creato nessuna zona non globale, tutti i processi vengono eseguiti nella zona globale. La zona globale è l'unica zona dalla quale è possibile configurare, installare, gestire e deconfigurare una zona non globale. Solo la zona globale può essere avviata dall'hardware del sistema. L'amministrazione dell'infrastruttura del sistema, ad esempio dei dispositivi fisici, del routing o della riconfigurazione dinamica (DR), può essere eseguita solo nella zona globale. I processi eseguiti nella zona globale che dispongono di privilegi appropriati possono accedere a oggetti associati alle zone non globali.

Descrizione 

Per maggiori informazioni 

Le sezioni seguenti descrivono l'aggiornamento di un sistema che contiene zone non globali. 

Aggiornamento in presenza di zone non globali

Per informazioni complete sulla creazione e la configurazione delle zone non globali 

Capitolo 16, Introduction to Solaris Zones del System Administration Guide: Solaris Containers-Resource Management and Solaris Zones

Aggiornamento in presenza di zone non globali

Una volta eseguita l'installazione di Solaris, è possibile installare e configurare le zone non globali. L'aggiornamento di Solaris è possibile anche quando sono installate zone non globali. Se sono presenti zone non globali non native (branded), durante la procedura di aggiornamento queste vengono ignorate. Le modifiche richieste per i sistemi su cui sono presenti zone non globali sono riassunte di seguito.

Per istruzioni dettagliate sull'utilizzo di Solaris Live Upgrade in presenza di zone non globali, vedere il Capitolo 9, Aggiornamento di Solaris su un sistema con zone non globali del Guida all’installazione di Solaris 10 8/07: Solaris Live Upgrade e pianificazione degli aggiornamenti.

Tabella 7–1 Limitazioni all'aggiornamento in presenza di zone non globali

Programma o condizione 

Descrizione 

Archivi Solaris Flash 

Non è possibile creare un archivio Solaris Flash quando è installata una zona non globale. La funzione Solaris Flash non è compatibile con la tecnologia di partizionamento Solaris Zones. Quando si crea un archivio Solaris Flash, l'archivio risultante non viene installato in modo corretto quando si verificano le seguenti condizioni:

  • L'archivio viene creato in una zona non globale.

  • L'archivio viene creato in una zona globale in cui sono installate zone non globali.

Per maggiori informazioni sull'utilizzo degli archivi Solaris Flash, vedere la Guida all’installazione di Solaris 10 8/07: archivi Solaris Flash (creazione e installazione).

In alcune condizioni, non devono essere usati comandi che utilizzano l'opzione -R o un'opzione equivalente.

I comandi che accettano un file system radice alternativo (/) con l'opzione -R o equivalente non devono essere usati quando si verificano le seguenti condizioni:

  • Il comando viene eseguito nella zona globale.

  • Il file system radice alternativo (/) fa riferimento a un percorso di una zona non globale.

Un esempio può essere l'opzione -R percorso_radice del comando pkgadd eseguito dalla zona globale utilizzando un percorso del file system radice (/) che si trova in una zona non globale.

Per un elenco dei programmi che accettano un file system radice (/) alternativo e per maggiori informazioni sulle zone, vedere Restriction on Accessing A Non-Global Zone From the Global Zone del System Administration Guide: Solaris Containers-Resource Management and Solaris Zones.

File system ZFS e zone non globali  

Se la zona non globale si trova su un file system ZFS, il processo di aggiornamento non aggiorna questa zona non globale. 

Backup del sistema prima dell'aggiornamento in presenza di zone

Prime di eseguire l'aggiornamento è necessario effettuare un backup della zona globale e delle zone non globali presenti sul sistema. Per eseguire il backup del sistema in presenza di zone, vedere il Capitolo 26, Solaris Zones Administration (Overview) del System Administration Guide: Solaris Containers-Resource Management and Solaris Zones.

Requisiti di spazio per le zone non globali

Durante l'installazione della zona globale, riservare una quantità di spazio su disco sufficiente a contenere tutte le zone che si desidera creare. Ogni zona non globale può avere requisiti di spazio differenti.

Non esistono limiti per quanto riguarda la quantità di spazio su disco che può essere occupata da una zona. Eventuali limitazioni sono a discrezione dell'amministratore della zona globale. Anche un piccolo sistema monoprocessore può supportare più zone attive simultaneamente. Le caratteristiche dei pacchetti installati nella zona globale influisce sui requisiti di spazio delle zone non globali. Il numero dei pacchetti e i requisiti di spazio sono fattori rilevanti per l'allocazione dello spazio.

Per informazioni complete sui requisiti di pianificazione e sulle configurazioni consigliate, vedere il Capitolo 18, Planning and Configuring Non-Global Zones (Tasks) del System Administration Guide: Solaris Containers-Resource Management and Solaris Zones.

Capitolo 8 Creazione di volumi RAID-1 (mirror) durante l'installazione (panoramica)

Questo capitolo prende in esami i vantaggi della creazione di volumi RAID-1 (mirror) per il file system radice (/). Il capitolo descrive anche i componenti di Solaris Volume Manager richiesti per la creazione di file system in mirroring. Gli argomenti trattati sono i seguenti.

Per altre informazioni specifiche su Solaris Live Upgrade o JumpStart, vedere i seguenti testi di riferimento:

Vantaggi dei volumi RAID-1

Durante l'installazione o l'aggiornamento è possibile creare volumi RAID-1 per duplicare i dati del sistema su più dischi fisici. Duplicando i dati su dischi diversi è possibile proteggerli dal danneggiamento o da un guasto del disco.

I metodi di installazione JumpStart personalizzato e Solaris Live Upgrade utilizzano la tecnologia di Solaris Volume Manager per creare volumi RAID-1 che duplichino i file system. Solaris Volume Manager offre un metodo estremamente efficiente per gestire i dischi e i dati con l'uso dei volumi. Solaris Volume Manager permette di gestire le concatenazioni, le stripe e altre configurazioni complesse. I metodi di installazione JumpStart personalizzato e Solaris Live Upgrade consentono di eseguire un sottoinsieme di queste attività, ad esempio la creazione di un volume RAID-1 per il file system radice (/). È possibile creare i volumi RAID-1 durante l'installazione o l'aggiornamento, eliminando la necessità di crearli al termine dell'installazione.

Funzionamento dei volumi RAID-1

Solaris Volume Manager usa i dischi virtuali per gestire i dischi fisici e i dati che contengono. In Solaris Volume Manager, un disco virtuale viene denominato volume. Il volume comprende un gruppo di slice fisiche che appaiono al sistema come un singolo dispositivo logico. I volumi sono in realtà pseudodispositivi (o dispositivi virtuali) secondo la terminologia standard di UNIX®.

Un volume è funzionalmente identico a un disco fisico dal punto di vista di un'applicazione e del file system (ad esempio UFS). Solaris Volume Manager converte le richieste di I/O dirette al volume in richieste di I/O ai dischi che lo compongono. I volumi di Solaris Volume Manager sono realizzati a partire dalle slice (partizioni del disco) o utilizzando altri volumi di Solaris Volume Manager.

I volumi possono essere utilizzati per migliorare le prestazioni e la disponibilità dei dati. In alcuni casi, possono anche migliorare le prestazioni di I/O. Dal punto di vista funzionale, i volumi si comportano allo stesso modo delle slice. Grazie a questa analogia, i volumi sono trasparenti per gli utenti, le applicazioni e i file system. Come accade con i dispositivi fisici, è possibile usare Solaris Volume Manager per accedere ai volumi con i nomi di dispositivo a blocchi o raw. Il nome del volume è diverso a seconda che si utilizzi il dispositivo a blocchi o quello raw. I metodi di installazione JumpStart personalizzato e Solaris Live Upgrade supportano l'uso di dispositivi a blocchi per creare file system in mirroring. Per maggiori informazioni sui nomi dei volumi, vedere Requisiti dei nomi dei volumi RAID e linee guida per i metodi JumpStart personalizzato e Solaris Live Upgrade.

Quando si creano volumi RAID-1 con volumi RAID-0 (concatenazioni di una singola slice), Solaris Volume Manager duplica i dati sui submirror RAID-0 e tratta i submirror come un singolo volume.

La Figura 8–1 mostra un mirror che duplica il file system radice (/) su due dischi fisici.

Figura 8–1 Creazione di volumi RAID-1 nei file system radice (/) di due dischi

Il contesto descrive l'illustrazione.

La Figura 8–1 mostra un sistema con la seguente configurazione.

Panoramica dei componenti di Solaris Volume Manager

I metodi di installazione JumpStart personalizzato e Solaris Live Upgrade consentono di creare i seguenti componenti necessari per replicare i dati.

Questa sezione descrive brevemente ognuno di questi componenti. Per informazioni complete sui componenti qui descritti, vedere il manuale Solaris Volume Manager Administration Guide.

Database di stato e repliche del database di stato

Il database di stato è un database che memorizza informazioni su un disco fisico. Il database di stato registra e tiene traccia delle modifiche apportate alla configurazione. Solaris Volume Manager aggiorna automaticamente il database di stato quando si verifica una modifica alla configurazione o allo stato. La creazione di un nuovo volume è un esempio di modifica alla configurazione. Il guasto di un submirror è un esempio di modifica dello stato.

Il database di stato è in realtà una raccolta di più copie replicate del database. Ogni copia, detta replica del database di stato, garantisce che i dati del database siano sempre validi. La possibilità di disporre di più copie del database di stato garantisce dal rischio di perdita dei dati legata alla presenza di un singolo punto vulnerabile. Il database di stato tiene traccia della posizione e dello stato di tutte le repliche note.

Solaris Volume Manager non può operare fino a quando non sono stati creati il database di stato e le relative repliche. Una configurazione di Solaris Volume Manager deve disporre di un database di stato operativo.

Le repliche del database di stato garantiscono la validità dei dati del database. Quando il database di stato viene aggiornato, vengono aggiornate anche le repliche del database. Gli aggiornamenti vengono effettuati uno per volta per evitare un danneggiamento di tutti gli aggiornamenti nel caso di un'interruzione del sistema.

Se sul sistema si danneggia una replica del database di stato, Solaris Volume Manager deve identificare quali repliche del database contengono ancora dati validi. Solaris Volume Manager ottiene questa informazione applicando un algoritmo di consenso a maggioranza. Questo algoritmo richiede che la maggioranza (metà + 1) delle repliche del database di stato siano disponibili e coerenti tra loro prima che una qualsiasi di loro possa essere considerata valida. A causa di questo algoritmo, è necessario creare almeno tre repliche del database di stato quando si imposta la configurazione del disco. Il consenso viene raggiunto quando almeno due delle tre repliche sono disponibili.

Nell'impostazione predefinita, ogni replica del database di stato occupa 4 Mbyte (8192 settori del disco). Le repliche possono essere memorizzate sui seguenti dispositivi:

Le repliche non possono essere memorizzate nelle slice radice (/), swap o /usr, o sulle slice che contengono dati o ospitano un file system. Una volta memorizzate le repliche, è possibile posizionare i volumi o i file system sulla stessa slice.

È possibile conservare più di una copia del database di stato su una singola slice. Tuttavia, in questo modo il sistema è più esposto ai guasti legati alla presenza di un singolo punto vulnerabile.

Descrizione 

Per maggiori informazioni 

Indicazioni e requisiti per l'utilizzo dei metodi JumpStart personalizzato e Solaris Live Upgrade per l'installazione di volumi RAID-1. 

Linee guida e requisiti delle repliche del database di stato

Informazioni più dettagliate sul database di stato e sulle repliche del database di stato. 

Solaris Volume Manager Administration Guide

Volumi RAID-1 (mirror)

Un volume RAID-1, o mirror, conserva una o più copie identiche dei dati contenuti nei volumi RAID-0 (concatenazioni di una singola slice). Una volta configurato un volume RAID-1, questo può essere utilizzato come una normale slice fisica. È possibile duplicare qualsiasi file system, anche già esistente. È anche possibile usare un volume RAID-1 per un'applicazione, ad esempio un database.

L'uso di volumi RAID-1 per il mirroring dei file system comporta vantaggi e svantaggi.

Descrizione 

Per maggiori informazioni 

Pianificazione per i volumi RAID-1 

Requisiti e linee guida per volumi RAID-1 e RAID-0

Informazioni dettagliate sui volumi RAID-1 

Solaris Volume Manager Administration Guide

Volumi RAID-0 (concatenazioni)

Un volume RAID-0 è una concatenazione di una singola slice. La concatenazione è un volume i cui dati vengono organizzati e posizionati in modo seriale e adiacente sui vari componenti, in modo da creare una singola unità di memorizzazione logica. I metodi di installazione JumpStart personalizzato e Solaris Live Upgrade non consentono la creazione di stripe o di altri volumi complessi consentiti da Solaris Volume Manager.

Durante l'installazione o l'aggiornamento, è possibile creare volumi RAID-1 (mirror) e collegare i volumi RAID-0 a questi mirror. I volumi RAID-0 che vengono posti in mirroring sono denominati submirror. Ogni mirror è composto da uno o più volumi RAID-0. Dopo l'installazione, è possibile gestire i dati residenti sui singoli submirror RAID-0 amministrando il volume mirror RAID-1 con il software Solaris Volume Manager.

Il metodo di installazione JumpStart personalizzato consente di creare un mirror composto da un massimo di due submirror. Solaris Live Upgrade consente invece di creare un mirror composto da un massimo di tre submirror. Nel normale utilizzo, i mirror a due vie (con due submirror) sono in genere sufficienti. Il terzo submirror consente l'effettuazione dei backup in linea senza mai rinunciare alla ridondanza dei dati anche quando uno dei submirror non è in linea per eseguire il backup.

Descrizione 

Per maggiori informazioni 

Pianificazione per i volumi RAID–0 

Requisiti e linee guida per volumi RAID-1 e RAID-0

Informazioni dettagliate sui volumi RAID-0 

Solaris Volume Manager Administration Guide

Esempio di configurazione dei dischi in un volume RAID-1

La figura seguente mostra un volume RAID-1 che duplica il file system radice (/) su due dischi fisici. Le repliche del database di stato (metadb) vengono posizionate su entrambi i dischi.

Figura 8–2 Configurazione dei dischi in un volume RAID-1

Il contesto descrive l'illustrazione.

La Figura 8–2 mostra un sistema con la seguente configurazione.

Descrizione 

Per maggiori informazioni 

Esempio di profilo JumpStart 

Esempi di profilo del Guida all’installazione di Solaris 10 8/07: metodo JumpStart personalizzato e installazioni avanzate

Procedure dettagliate per Solaris Live Upgrade 

Creare un ambiente di boot con volumi RAID-1 (mirror) del Guida all’installazione di Solaris 10 8/07: Solaris Live Upgrade e pianificazione degli aggiornamenti

Capitolo 9 Creazione di volumi RAID-1 (mirror) durante l'installazione (pianificazione)

Questo capitolo descrive i requisiti e le linee guida necessarie per la creazione di volumi RAID-1 con i metodi di installazione JumpStart personalizzato e Solaris Live Upgrade.

Gli argomenti trattati sono i seguenti.

Per altre informazioni specifiche su Solaris Live Upgrade o JumpStart, vedere i seguenti testi di riferimento:

Requisiti di sistema

Per creare volumi RAID-1 con cui duplicare i dati di slice specifiche, i dischi da utilizzare devono essere collegati direttamente al sistema ed essere disponibili al momento dell'installazione.

Linee guida e requisiti delle repliche del database di stato

È consigliabile distribuire le repliche del database di stato su più slice, dischi e controller diversi, per evitare la creazione di singoli punti vulnerabili. L'obiettivo è di garantire l'integrità della maggior parte delle repliche anche dopo il guasto di un singolo componente. Se una replica viene danneggiata, ad esempio quando un dispositivo si guasta, questa condizione può provocare problemi durante l'esecuzione di Solaris Volume Manager o al riavvio del sistema. Solaris Volume Manager richiede che almeno la metà delle repliche siano disponibili per poter funzionare correttamente, ma richiede la presenza della maggioranza (metà più una) delle repliche per il riavvio in modalità multiutente.

Per informazioni dettagliate sulla creazione e l'amministrazione delle repliche del database di stato, vedere il manuale Solaris Volume Manager Administration Guide.

Scelta delle slice per le repliche del database di stato

Prima di selezionare le slice che dovranno ospitare le repliche del database di stato, valutare le seguenti linee guida e raccomandazioni.

Attività 

Descrizione 

Scegliere una slice dedicata 

È consigliabile creare le repliche del database di stato su una slice dedicata di almeno 4 MB per replica. Se necessario, è possibile creare le repliche del database di stato su una slice che fa parte di un volume RAID-0 o RAID-1. È necessario creare le repliche prima di aggiungere la slice al volume. 

Ridimensionare una slice 

Nell'impostazione predefinita, la dimensione di una replica del database di stato è di 4 MB o 8192 blocchi del disco. Poiché in genere le slice non sono così piccole, è possibile ridimensionare una slice per posizionarvi la replica del database di stato. Per informazioni sul ridimensionamento di una slice, vedere il Capitolo 11, Administering Disks (Tasks) del System Administration Guide: Devices and File Systems.

Scegliere una slice non utilizzata 

È possibile creare le repliche del database di stato sulle slice non utilizzate. La parte della slice riservata alla replica del database di stato non dovrebbe mai essere utilizzata ad altro scopo.

 

Non è possibile creare le repliche del database di stato su file system già esistenti o sui file system radice (/), /usr e swap. Se necessario, è possibile creare una nuova slice (se è ancora disponibile un nome) allocando una parte dello spazio di swap e quindi posizionando le repliche del database sulla nuova slice.

Scegliere una slice per creare un volume 

Quando una replica del database di stato viene posizionata su una slice che entra a far parte di un volume, la capacità del volume viene ridotta di una dimensione pari allo spazio occupato dalla replica o dalle repliche. Lo spazio utilizzato da una replica è arrotondato al cilindro successivo e viene ignorato dal volume.  

Scelta del numero di repliche del database di stato

Prima di scegliere il numero di repliche del database di stato da creare, si tengano in considerazione le seguenti linee guida.

Distribuzione delle repliche del database di stato tra i controller

Se sul sistema sono presenti più controller, le repliche dovrebbero essere distribuite nel modo più uniforme possibile tra tutti i controller. Questa strategia garantisce la ridondanza nel caso di guasto di un controller e contribuisce anche a distribuire il carico in modo omogeneo. Se su un controller sono presenti più dischi, almeno due dei dischi di ciascun controller dovrebbero contenere una replica.

Requisiti e linee guida per volumi RAID-1 e RAID-0

Quando si utilizzano volumi RAID-1 (mirror) e RAID-0 (concatenazioni di una singola slice), tenere presenti le seguenti linee guida.

Linee guida per JumpStart personalizzato e Solaris Live Upgrade

I metodi di installazione JumpStart personalizzato e Solaris Live Upgrade supportano un sottoinsieme delle funzioni disponibili in Solaris Volume Manager. Quando si creano file system in mirroring con questi programmi di installazione, tenere presenti le seguenti linee guida.

Programma di installazione 

Funzione supportata  

Funzione non supportata 

Metodo JumpStart personalizzato e Solaris Live Upgrade 

  • Supporta i volumi RAID-0 e RAID-1, ma non supporta altri componenti di Solaris Volume Manager, come i volumi RAID-5.

  • Il volume RAID-0 è supportato, ma solo come concatenazione di una singola slice.

In Solaris Volume Manager, un volume RAID-0 può fare riferimento a stripe o a concatenazioni di dischi. Non è possibile creare volumi RAID-0 in striping durante l'installazione o l'aggiornamento. 

Metodo JumpStart personalizzato 

  • Supporta la creazione di volumi RAID-1 solo durante un'installazione iniziale.

  • È possibile creare fino a due volumi RAID-0 (submirror) per ogni volume RAID-1. In genere, due submirror forniscono un grado di ridondanza sufficiente per la maggior parte delle applicazioni e riducono i costi legati alle unità disco.

  • Non supporta l'aggiornamento quando sono stati configurati volumi RAID-1.

  • Non sono supportati più di due volumi RAID-0.

Solaris Live Upgrade 

  • È possibile creare fino a tre volumi RAID-0 (submirror) per ogni volume RAID-1. La presenza di tre submirror consente di porre uno dei submirror non in linea e di eseguirne il backup pur mantenendo la ridondanza dei dati con gli altri due submirror.

  • Supporta la creazione di volumi RAID-1 durante l'aggiornamento.

Per gli esempi, vedere Creare un ambiente di boot con volumi RAID-1 (mirror) del Guida all’installazione di Solaris 10 8/07: Solaris Live Upgrade e pianificazione degli aggiornamenti

Non sono supportati più di tre volumi RAID-0. 

Creazione e installazione di un archivio Solaris Flash con volumi RAID-1 

È possibile creare un archivio Solaris Flash da un sistema master che utilizza volumi RAID-1 di Solaris Volume Manager. Il software Solaris Flash rimuove tutte le informazioni dei volumi RAID-1 dall'archivio per mantenere l'integrità del sistema clone. Con il metodo JumpStart personalizzato è possibile ricostruire i volumi RAID-1 usando un profilo JumpStart. Con Solaris Live Upgrade è possibile creare un ambiente di boot che utilizza volumi RAID-1 e quindi installare l'archivio. Il programma di installazione di Solaris non può essere utilizzato per installare i volumi RAID-1 con un archivio Solaris Flash. 

Per un esempio di utilizzo dei volumi RAID-1 nei profili JumpStart, vedere Esempi di profilo del Guida all’installazione di Solaris 10 8/07: metodo JumpStart personalizzato e installazioni avanzate .

Veritas VxVM memorizza le informazioni di configurazione in aree che non sono disponibili per Solaris Flash. Se sono stati configurati i file system Veritas VxVm, evitare di creare un archivio Solaris Flash. Inoltre, l'installazione di Solaris, inclusi i metodi JumpStart e Solaris Live Upgrade, non supporta la ricostruzione dei volumi VxVM in fase di installazione. Se si intende distribuire il software Veritas VxVM usando un archivio Solaris Flash, questo deve essere creato prima di configurare i file system VxVM. I sistemi clone devono quindi essere configurati singolarmente dopo l'applicazione dell'archivio e il riavvio del sistema. 

Requisiti dei nomi dei volumi RAID e linee guida per i metodi JumpStart personalizzato e Solaris Live Upgrade

Osservare le seguenti regole per l'assegnazione dei nomi ai volumi.

Convenzioni di denominazione dei volumi RAID per Solaris Live Upgrade

Quando si utilizza la procedura Solaris Live Upgrade per creare i volumi RAID-1 (mirror) e RAID-0 (submirror), è possibile lasciare che il software rilevi ed assegni i nomi dei volumi oppure assegnarli direttamente. Se la rilevazione viene eseguita dal software, viene assegnato il primo nome di mirror o submirror disponibile. Se si assegnano i nomi ai mirror direttamente, assegnare nomi terminanti in zero in modo che l'installazione possa usare i nomi terminanti in 1 e 2 per i submirror. Se si assegnano i nomi ai submirror direttamente, assegnare nomi terminanti in 1 o 2. Se i nomi vengono assegnati in modo errato, il mirror non può essere creato. Ad esempio, se si specifica il nome di un mirror terminante in 1 o 2 (d1 o d2), Solaris Live Upgrade non è in grado di creare il mirror se il suo nome è uguale al nome di uno dei submirror.


Nota –

Nelle versioni precedenti, era possibile immettere un nome di volume abbreviato. A partire da 10 8/07, è possibile immettere solo il nome completo del volume. Ad esempio, è possibile utilizzare solo il nome del volume completo, /dev/md/dsk/d10, per specificare un mirror.



Esempio 9–1 Solaris Live Upgrade: consentire al software di rilevare e assegnare il nome al mirror e al submirror

Nell'esempio seguente, Solaris Live Upgrade assegna i nomi dei volumi. I volumi RAID-1 d0 e d1 sono i soli volumi in uso. Per il mirror d10, Solaris Live Upgrade sceglie d2 per il submirror del dispositivo c0t0d0s0 e d3 per il submirror del dispositivo c1t0d0s0.


lucreate -n nuovo_be -m /:/dev/md/dsk/d10:mirror,ufs -m /:/dev/dsk/c0t0d0s0:attach
-m /:/dev/dsk/c1t0d0s0:attach


Esempio 9–2 Solaris Live Upgrade: assegnare i nomi di mirror e submirror

In questo esempio, i nomi dei volumi vengono assegnati direttamente con il comando. Per il mirror d10, d11 è il nome del submirror del dispositivo c0t0d0s0 e d12 è il nome del submirror del dispositivo c1t0d0s0.


lucreate -n nuovo_be -m /:/dev/md/dsk/d10:mirror,ufs -m /:/dev/dsk/c0t0d0s0,/dev/md/dsk/d11:attach
-m /:/dev/dsk/c1t0d0s0,/dev/md/dsk/d12:attach

Per informazioni dettagliate sui requisiti di denominazione di Solaris Volume Manager, vedere il manuale Solaris Volume Manager Administration Guide.


Convenzioni di denominazione dei volumi RAID per il metodo JumpStart personalizzato

Quando si utilizza il metodo JumpStart personalizzato per creare i volumi RAID-1 (mirror) e RAID-0 (submirror), è possibile lasciare che il software rilevi ed assegni i nomi dei volumi oppure assegnarli direttamente nel profilo.


Nota –

È possibile abbreviare i nomi delle slice dei dischi fisici e dei volumi Solaris Volume Manager. L'abbreviazione è il nome più corto che può identificare un dispositivo in modo univoco. Qui di seguito sono riportati alcuni esempi.



Esempio 9–3 Consentire al software di rilevare e assegnare il nome al mirror e al submirror

Nell'esempio di profilo seguente, al mirror vengono assegnati i primi numeri di volume disponibili. Se il successivo mirror disponibile terminante in zero è d10 al submirror vengono assegnati i nomi d11 e d12.

filesys                 mirror c0t0d0s1  / 


Esempio 9–4 Assegnazione dei nomi a mirror e submirror

Nel seguente esempio di profilo, il numero del mirror (d30) viene assegnato dal profilo. I nomi dei submirror vengono assegnati dal software, in base al numero del mirror e a quello del primo submirror disponibile. I submirror sono denominati d31 e d32.

filesys                 mirror:d30 c0t1d0s0 c0t0d0s0  /

Per informazioni dettagliate sui requisiti di denominazione di Solaris Volume Manager, vedere il manuale Solaris Volume Manager Administration Guide.

Linee guida per la scelta di dischi e controller

Nella scelta dei dischi e dei controller da destinare al mirroring di un file system, tenere presenti le seguenti linee guida.

Linee guida per la scelta delle slice

Nella scelta delle slice da destinare al mirroring di un file system, tenere presenti le seguenti linee guida.

Nell'avvio in modalità monoutente, un messaggio indica che il mirror richiede manutenzione

Se un sistema su cui sono presenti mirror dei file system radice (/), /usr e swap viene avviato in modalità monoutente, il sistema indica che è necessario eseguire la manutenzione dei mirror. Quando si visualizzano i mirror con il comando metastat, i mirror sopra indicati e potenzialmente tutti i mirror del sistema mostrano lo stato di richiesta di manutenzione.

Anche se la situazione può apparire potenzialmente rischiosa, in realtà non è così. Il comando metasync -r, che viene normalmente eseguito all'avvio per risincronizzare i mirror, viene interrotto quando il sistema si avvia in modalità monoutente. Dopo il riavvio del sistema, il comando metasync -r viene eseguito e risincronizza tutti i mirror.

Se questa interruzione desta qualche preoccupazione, eseguire il comando metasync -r manualmente.

Per maggiori informazioni su metasync, vedere la pagina man metasync(1M) e il manuale Solaris Volume Manager Administration Guide.