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Note di rilascio di Oracle Solaris 11 Oracle Solaris 11 Information Library (Italiano) |
I file manifesto di Automated Installer sono installati in modalità leggibile da tutti (7097115)
Errore di Automated Installer basato sulla rete su piattaforme x2100 con driver nge (6999502)
Conflitto tra più nomi del servizio AI nei server AI (7042544)
installadm create-service crea configurazioni DHCP errate quando il DNS non è attivato (7087888)
Di seguito sono riportati i bug che potrebbero verificarsi durante o in seguito all'installazione di Oracle Solaris 11.
L'installazione di Oracle Solaris 11 mediante Automated Installer (AI) potrebbe non riuscire se il sistema dispone di più RAM fisica rispetto allo spazio su disco. Lo spazio dedicato a dispositivi swap e dump potrebbe ridurre lo spazio disponibile per l'installazione di Oracle Solaris. Potrebbe essere visualizzato il seguente messaggio di errore:
ImageInsufficentSpace: Insufficient disk space available (??.? GB) for estimated need (??.? GB) for Root filesystem
Soluzione: scegliere una delle seguenti procedure.
Se non sussistono limiti dovuti alle dimensioni del disco, allocare più spazio alla slice utilizzata come vdev nel pool root.
Nota - Su sistemi x86, se necessario, allocare ulteriore spazio alla partizione Solaris2.
Disattivare l'opzione che richiede l'allocazione di un volume dump e swamp. Nel file manifesto AI, specificare il valore true per nodump e gli attributi noswap nel tag <logical> della sezione <target>. Esempio:
<logical noswap="true" nodump="true"> </logical>
Definire zpool e allocare swamp e dump di dimensioni ridotte nel file manifesto:
<target> <disk whole_disk="true" in_zpool="rpool"> <disk_keyword key="boot_disk"/> </disk> <logical> <zpool name="rpool" root_pool="true"> <zvol name="swap" use="swap"> <size val="2gb"/> </zvol> <zvol name="dump" use="dump"> <size val="4gb"/> </zvol> </zpool> </logical> </target>
Disattivare l'allocazione di un dispositivo swap o dump e allocare una specifica quantità di spazio al dispositivo rimanente (dump o swamp). L'esempio seguente mostra come disattivare lo swamp e aggiungere 4 GB di dump:
<target> <disk whole_disk="true" in_zpool="rpool"> <disk_keyword key="boot_disk"/> </disk> <logical noswap="true"> <zpool name="rpool" root_pool="true"> <zvol name="dump" use="dump"> <size val="4gb"/> </zvol> </zpool> </logical> </target>
Per ulteriori informazioni su come modificare un file manifesto AI, fare riferimento alla pagina man ai_manifest(4).
Durante la creazione di un servizio di installazione, se è stato impostato un valore restrittivo di umask, il servizio di installazione verrà creato con file di configurazione non accessibili dal client AI. Ciò potrebbe comportare un errore del client AI con il seguente errore wanboot:
{0} ok boot net:dhcp - install Boot device: /pci@400/pci@2/pci@0/pci@6/network@0:dhcp File and args: - install1000 Mbps full duplex Link up Timed out waiting for BOOTP/DHCP reply HTTP: Bad Response: 500 Internal Server Error (wanboot.conf error: Can't open configuration file) ERROR: boot-read fail Boot load failed. {0} ok
Soluzione: scegliere una delle seguenti procedure.
Prima di eseguire installadm per la creazione di un servizio di installazione, impostare umask su un valore meno restrittivo, come 022. Esempio:
# umask 022 # installadm create-service -n svc1 -s /export/aiimages/S11_AI.ISO \ -d /export/auto_install/svc1
Per i servizi di installazione già creati, regolare le autorizzazioni dei file wanboot.conf e system.conf per tale servizio. Nell'esempio di seguito, il nome del servizio di installazione è svc1 e il percorso dell'immagine è /export/auto_install/svc1:
# chmod 644 /var/ai/service/svc1/system.conf # chmod 644 /export/auto_install/svc1/wanboot.conf
Durante l'installazione di Oracle Solaris 11 mediante il programma di installazione in modalità testo, il mapping tra i nomi di rete e i dispositivi di comunicazione risulta errato se è stata selezionata la configurazione di rete manuale.
Ad esempio, nella schermata relativa alla configurazione di rete manuale, i nomi di rete e del dispositivo di comunicazione presentano il mapping seguente:
net0 (igb2) net1 (igb3) net2 (igb0) net3 (igb1) net4 (usbecm2)
In questo esempio, è possibile selezionare il dispositivo igb0, che corrisponde a net2. Tuttavia, dopo l'installazione, il dispositivo igb0 potrebbe essere mappato a net0. A causa di tale mancata corrispondenza, dopo l'installazione viene disattivata la connettività di rete.
Nota - Questo problema è stato risolto nella patch di Oracle Solaris 11 (SRU versione 3). Il problema non si verifica se vengono utilizzate immagini SRU3 delle quali è possibile eseguire il boot per sistemi x86 o SPARC.
Soluzione alternativa: per risolvere il problema, eseguire i passaggi indicati di seguito.
Durante l'installazione, selezionare l'opzione 3 (shell) dal menu iniziale del programma di installazione in modalità testo.
Nota - Per tornare al menu iniziale, è necessario chiudere il programma di installazione in modalità testo.
Nel prompt della shell, digitare i comandi seguenti.
# svcadm restart datalink-management:default # dladm show-phys -L # exit
Andare al menu iniziale e selezionare l'opzione 1 per installare Oracle Solaris 11.
La schermata della configurazione di rete manuale mostra adesso il mapping corretto.
Il programma di installazione in modalità testo non consente l'installazione di Oracle Solaris nella slice di una partizione Solaris2 esistente. Questo problema si verifica solo se è stata selezionata l'opzione per preservare i dati in un'altra slice o in un set di slice nella stessa partizione.
La schermata di selezione della slice nella partizione Fdisk del programma di installazione in modalità testo mostra una slice esistente nella partizione Solaris2 di tipo rpool. Impossibile utilizzare il tasto F5 per modificare il tipo di una slice inutilizzata in rpool.
Se non si desidera eliminare definitivamente i dati nella slice rpool esistente, è necessario chiudere il programma di installazione. Questo problema non influisce sulle altre modifiche al sistema.
Soluzione: per utilizzare il programma di installazione in modalità testo, è necessario installare Oracle Solaris in un disco distinto. È possibile eseguire l'installazione in un'altra slice con spazio libero in una partizione Solaris2 esistente mediante Automated Installer (AI) con un file manifesto personalizzato. Il file manifesto AI personalizzato specifica la slice da utilizzare per l'installazione.
Ad esempio, per installare Oracle Solaris in un pool root s11-rpool nella slice 7 di una partizione Solaris2 esistente, specificare quanto indicato di seguito nella sezione targets del file manifesto AI personalizzato:
<target> <disk> <disk_name name="c3d0" name_type="ctd"/> <partition action="use_existing_solaris2"> <slice name="7" in_zpool="s11-rpool"> <size val="6144mb"/> </slice> </partition> </disk> <logical> <zpool name="s11-rpool" is_root="true"> <filesystem name="export" mountpoint="/export"/> <filesystem name="export/home"/> <be name="solaris"/> </zpool> </logical> </target>
Il comando zoneadm install dispone di un'opzione -c che può utilizzare una directory come parametro. Questa directory può includere sottodirectory con profili di configurazione del sistema.
A causa dell'appiattimento della struttura delle directory, se essa contiene file con lo stesso nome, solo uno di tali file viene copiato nella zona installata.
Ad esempio, si consideri la seguente struttura ad albero della directory:
directory-name/profiles1/sc_profile.xml directory-name/profiles2/sc_profile.xml directory-name/profiles3/sc_profile.xml
Si consideri, quindi, di eseguire il seguente comando zoneadm install:
# zoneadm -z zone install -c directory-name
I file nella struttura della directory vengono copiati nella nuova zona come se fossero stati emessi i seguenti comandi in sequenza:
# cp directory-name/profiles1/sc_profile.xml \ zoneroot/etc/svc/profile/site/sc_profile.xml # cp directory-name/profiles2/sc_profile.xml \ zoneroot/etc/svc/profile/site/sc_profile.xml # cp directory-name/profiles3/sc_profile.xml \ zoneroot/etc/svc/profile/site/sc_profile.xml
Ogni copia successiva sovrascrive pertanto quella precedente, lasciando solo un file. Il sistema non è quindi configurato correttamente dopo l'installazione.
Soluzione: verificare che ogni profilo, indipendentemente dalla sua posizione nella struttura ad albero delle directory, disponga di un nome univoco per evitare la sovrascrittura reciproca ad ogni copia. Ad esempio, si consideri la seguente struttura delle directory:
directory-name/profiles1/sc_profile_a.xml directory-name/profiles2/sc_profile_b.xml directory-name/profiles3/sc_profile_c.xml
L'esecuzione del comando zoneadm comporta la copia dei file nella zona come segue:
zoneroot/etc/svc/profile/site/sc_profile_a.xml zoneroot/etc/svc/profile/site/sc_profile_b.xml zoneroot/etc/svc/profile/site/sc_profile_c.xml
I file manifesto XML utilizzati da Automated Installer sono leggibili da qualsiasi utente sul server di Automated Installer. Questi file sono apertamente accessibili in rete tramite il servizio del file manifesto HTTP di Automated Installer. Le password fornite come parte del file manifesto di configurazione non sono sicure.
Soluzione: scegliere una delle seguenti procedure.
Per limitare la leggibilità dei file manifesto sul server di Automated Installer, utilizzare il comando seguente:
# chmod -R og-r /var/ai/*/AI_data
Utilizzare la funzione di filtro IP di Oracle Solaris che consente di limitare gli accessi alle porte del servizio del file manifesto solo a reti e client specifici.
Nel corso del primo boot successivo all'installazione di un sistema eseguita tramite Automated Installer, accedere e modificare le password configurate utilizzando Automated Installer. Per maggiore sicurezza, eseguire il boot del sistema in modalità utente singolo.
Nei sistemi basati su SPARC, aggiungere l'opzione -s al comando boot.
Nei sistemi basati su x86, modificare il menu GRUB in modo interattivo, quindi aggiungere l'opzione -s al comando kernel$.
I file manifesto di Automated Installer vengono modificati da uno script Derived Manifest mediante il comando aimanifest (1M).
Quando si aggiunge un nuovo elemento o un albero secondario a un file manifesto AI mediante il comando secondario add o load di aimanifest(1M), la root del nuovo elemento o l'albero secondario potrebbero essere posizionati in modo errato tra gli elementi di pari livello. Se tutte le condizioni seguenti vengono soddisfatte, il nuovo elemento o la root dell'albero secondario vengono aggiunti alla fine dell'elenco degli elementi di pari livello, anche qualora la posizione non fosse corretta:
Esistono altri elementi nella stessa struttura padre in cui verrà aggiunto il nuovo elemento.
Non esistono altri elementi con lo stesso tag nella stessa struttura padre in cui verrà aggiunto il nuovo elemento.
Non è presente alcun elemento che segue il nuovo.
Di conseguenza, la convalida del file manifesto potrebbe non riuscire. Potrebbe essere visualizzato un messaggio di errore simile quando si esegue AI o nel file /system/volatile/install_log in caso di errore del checkpoint del DMM (derived manifest module):
16:48:04: aimanifest: INFO: command:add, path:/auto_install/ai_instance/ target/logical/zpool[@name=rpool]/filesystem@name, value:zones 16:48:04: aimanifest: INFO: cmd:success, validation:Fail, node:/auto_install[1]/ai_instance[1]/ target[1]/logical[1]/zpool[1]/filesystem[1] 16:48:05 Derived Manifest Module: script completed successfully 16:48:05 Derived Manifest Module: Manifest header refers to no DTD. 16:48:05 Derived Manifest Module: Validating against DTD: /usr/share/install/ai.dtd.1 16:48:05 Validation against DTD /usr/share/install/ai.dtd.1] failed 16:48:05 /system/volatile/manifest.xml:6:0:ERROR:VALID:DTD_CONTENT_MODEL: Element zpool content does not follow the DTD, expecting (vdev* , filesystem* , zvol* , pool_options? , dataset_options? , be?), got (be filesystem ) 16:48:05 Derived Manifest Module: Final manifest failed XML validation 16:48:05 Error occurred during execution of 'derived-manifest' checkpoint. 16:48:05 Aborting: Internal error in InstallEngine ERROR: an exception occurred. Derived Manifest Module: Final manifest failed XML validation
Soluzione: organizzare il file manifesto AI in un ordine diverso o con una diversa serie di comandi secondari add o load in modo che tali nuovi elementi o alberi secondari vengano aggiunti nell'ordine corretto. L'ordine viene determinato dai file DTD nella directory /usr/share/install. Per convalidare i file manifesto AI vengono utilizzati i seguenti file DTD:
ai.dtd.1
target.dtd.1
boot_modes.dtd.1
software.dtd.1
Aggiungere tutti gli elementi di origine prima di aggiungere elementi mirror. Ad esempio, se si impostano gli elementi di origine e mirror di un publisher, il file software.dtd.1 presenta la riga seguente che indica che gli elementi di mirror devono seguire gli elementi di origine:
<!ELEMENT publisher (origin+, mirror*)>
Se si utilizza Automated Installer basato su rete per l'installazione di Oracle Solaris su una piattaforma x2100 con un driver nge, potrebbe essere visualizzato il seguente messaggio di errore dopo un lungo periodo di tempo:
kernel$ /s11-173-x86/platform/i86pc/kernel/$ISADIR/unix -B install_media=http:// $serverIP:5555//install/images/s11-x86,install_service=s11-173-x86,install_svc_address= $serverIP:5555 loading '/s11-173-x86/platform/i86pc/kernel/$ISADIR/unix -B install_media=http:// $serverIP:5555//install/images/s11-x86,install_service=s11-173-x86,install_svc_address= $serverIP:5555' module$ /s11-173-x86/platform/i86pc/$ISADIR/boot-archive loading ' /s11-173-x86/platform/i86pc/$ISADIR/boot-archive' ... Error 20: Mulitboot kernel must be loaded before modules Press any key to continue...
Si tratta di un problema relativo all'installazione PXE nel BIOS x2100 con il driver nge, che si verifica nella versione BIOS 1.1.1 e successive.
Soluzione: scegliere una delle procedure indicate di seguito per installare Oracle Solaris su una piattaforma x2100 con un driver nge.
Eseguire l'installazione da supporti.
Utilizzare Automated Installer come supporto.
Utilizzare il programma di installazione in modalità testo.
Utilizzare LiveCD.
Utilizzare il driver bge anziché il driver nge.
Portare il BIOS alla versione 1.0.9.
Le applicazioni sysconfig e del programma di installazione in modalità testo potrebbero venire chiuse in modo inatteso dalle schermate relative al fuso orario se si esegue una delle seguenti operazioni:
Premere Ctrl + L.
Premere F9 e selezionare il pulsante Annulla.
Il problema si presenta solo quando viene selezionata una delle seguenti regioni corrispondente a un fuso orario:
Africa
Americhe
Asia
Europa
Oceano Pacifico
Nota - Le selezioni eseguite prima della chiusura delle applicazioni non vengono salvate.
Soluzione: per evitare questo comportamento, non tentare di chiudere tali applicazioni dalle schermate relative al fuso orario. Usare le soluzioni seguenti:
Se si esegue il programma di installazione in modalità testo, il sistema riporta automaticamente al menu di installazione principale. Dal menu principale, selezionare l'opzione di installazione di Oracle Solaris per riavviare il programma di installazione in modalità testo.
Se si esegue l'applicazione sysconfig, procedere come indicato di seguito:
Eseguire il login come root lasciando vuoto il campo della password.
Eseguire il reboot per ripristinare il processo di configurazione interattiva dal principio.
Se si installa il sistema operativo Oracle Solaris in un disco di boot FC con doppia connessione, l'installazione non riesce e si ricevono i seguenti errori:
2011-08-16 18:41:38,434 InstallationLogger.target-selection DEBUG Traceback (most recent call last): File "/usr/lib/python2.6/vendor-packages/solaris_install/auto_ install/checkpoints/target_selection.py", line 3419, in execute self.select_targets(from_manifest, discovered, dry_run) 2011-08-16 18:41:38,642 InstallationLogger INFO Automated Installation Failed 2011-08-16 18:41:38,693 InstallationLogger INFO Please see logs for more information 2011-08-16 18:41:38,743 InstallationLogger DEBUG Shutting down Progress Handler
Soluzione: scollegare uno dei cavi SAS JBOD con doppia connessione.
La rilevazione della topologia dei dischi con architettura FMA (Fault Management Architecture) e il processo di enumerazione potrebbero non gestire correttamente configurazioni che combinano dischi direttamente collegati e dischi virtuali. Di conseguenza, le unità collegate direttamente non sono visibili all'utility di installazione Automated Installer.
Soluzione: utilizzare le utility di installazione di Oracle Solaris 11, quali il programma di installazione in modalità testo o Live Installer, per eseguire l'installazione appena è possibile selezionare le unità disco.
Quando si utilizza Automated Installer (AI) per installare un client, potrebbe non essere applicato un profilo di configurazione del sistema personalizzato se il profilo viene associato al criterio hostname. Il client AI potrebbe ricevere un nome di dominio completamente qualificato o un nome host non qualificato in base al tipo di configurazione dei servizi di denominazione in rete. Se il criterio hostname specificato durante la creazione del profilo non corrisponde esattamente al valore hostname del client, ogni tentativo di trovare corrispondenza con il profilo non va a buon fine.
Se il profilo è denominato profile-name e la riga seguente non è presente nel file di log ai_sd_log, il profilo non viene rilevato:
SC profile locator: Processing profile profile-name
Nota - Il file di log ai_sd_log è presente nella directory /system/volatile prima del reboot del client e nella directory /var/sadm/system/logs dopo il reboot.
Soluzione: per appurare se la causa del problema è un'incongruenza del nome host tra server AI e client, verificare la stringa seguente nel file di log ai_sd_log:
hostname=hostname
Quando si utilizza il programma di installazione in modalità testo su un equivalente di una console fisica come un dispositivo KVM remoto basato su Web o una console VirtualBox, il programma di installazione mostra del testo in inglese anche se è stata selezionata un'altra lingua durante il boot dal supporto di installazione. Il programma di installazione mostra del testo in inglese per evitare una visualizzazione poco chiara dei caratteri non-ASCII.
Il programma di installazione in modalità testo mostra il testo localizzato solo su un equivalente di una console seriale come, ad esempio, una console di servizio basato su SSH o Telnet.
Soluzione: nessuna.
Gli utenti dei server T-Series SPARC di Oracle potrebbero sperimentare un boot WAN lento durante l'installazione automatica eseguita tramite AI (Automated Installer), di un dominio guest se eseguono una versione precedente del firmware di sistema.
Soluzione: per firmware di sistema 8.x, è necessaria almeno la versione 8.1.1.b o successive. Per firmware di sistema 7.x, è necessaria almeno la versione 7.4.0.d o successive.
L'elenco seguente mostra le piattaforme e la versione firmware richiesta. Per ulteriori informazioni sulla versione specifica del firmware di sistema, vedere le note di rilascio di Oracle VM Server per SPARC.
Il firmware di sistema 8.x supporta le piattaforme seguenti:
Sun SPARC T3-1
Sun SPARC T3-2
Sun SPARC T3-4
Sun SPARC T3-1B
Netra SPARC T3-1
Netra SPARC T3-1B
Sun SPARC T4-1
Sun SPARC T4-1B
Sun SPARC T4-2
Sun SPARC T4-4
Il firmware di sistema 7.x supporta le piattaforme seguenti:
Sun SPARC Enterprise T5120
Sun SPARC Enterprise T5140
Sun SPARC Enterprise T5220
Sun SPARC Enterprise T5240
Sun SPARC Enterprise T5440
Sun Blade T6320 - Sun Blade T6340
Le seguenti piattaforme non dispongono della versione firmware necessaria:
Netra SPARC T3-1BA
Netra CP3260
Nei server AI configurati per servire più reti, il deamon mdns potrebbe visualizzare un avviso relativo alla registrazione di istanze di nomi del servizio AI identiche tra loro. Potrebbe essere visualizzato il seguente messaggio di errore:
mDNSResponder: [ID 702911 daemon.error] Client application registered 2 identical instances of service some-service._ OSInstall._tcp.local. port 5555. mDNSResponder: [ID 702911 daemon.error] Excessive name conflicts (10) for some-service._ OSInstall._tcp.local. (SRV); rate limiting in effect
Nota - I client AI possono comunque ottenere le informazioni necessarie per l'installazione.
Soluzione: per evitare conflitti tra più nomi di servizio AI, impostare le proprietà exclusion o inclusion per il servizio SMF svc:/system/install/server:default.
L'esempio seguente mostra come impostare le proprietà all_services/exclude_networks e all_services/networks per includere tutte le reti configurate nel sistema.
# svccfg -s svc:/system/install/server:default \ setprop all_services/exclude_networks = false # svccfg -s svc:/system/install/server:default \ delprop all_services/networks #1.#1.#1.#1/#1 # svccfg -s svc:/system/install/server:default \ delprop all_services/networks #2.#2.#2.#2/#2 ... # svccfg -s svc:/system/install/server:default \ addprop all_services/networks 0.0.0.0/0 # svcadm refresh svc:/system/install/server:default # svcadm restart svc:/system/install/server:default
#1.#1. #1.#1/#1 e #2.#2. #2.#2/#2 sono gli indirizzi IP per le interfacce di rete configurate.
Quando viene creato un nuovo servizio di installazione con la configurazione DHCP opzionale, se il servizio installadm richiede la creazione di un nuovo server DHCP quando non è configurato alcun client DNS, il servizio installadm genera un file di configurazione DHCP incompleto.
Questo comportamento si verifica perché il servizio installadm aggiunge ulteriori etichette alle informazioni di configurazione DNS nel file di configurazione DHCP. Tuttavia, i valori aggiuntivi dell'etichetta non sono disponibili per essere utilizzati nella configurazione DHCP.
Con un file di configurazione incompleto, il servizio DHCP potrebbe non riuscire ad ottenere uno stato online e si risolve in uno stato di manutenzione. Potrebbe essere visualizzato il seguente messaggio di errore:
Name services are not configured for local DHCP server. Manual configuration will be required, please see dhcpd(8) for further information.
Soluzione: per passare il server DHCP locale in stato online, eseguire i seguenti passaggi:
Modificare il file /etc/inet/dhcpd4.conf e rimuovere le righe seguenti:
option domain-name; option domain-name-servers;
Digitare il comando seguente per riavviare il server DHCP:
# svcadm clear svc:/network/dhcp/server:ipv4
Il comando svcadm con l'opzione restart consente di modificare il server DHCP in stato online e di avviare le operazioni di installazione automatiche. È possibile verificare lo stato del server DHCP con il comando seguente:
# svcs -Ho state svc:/network/dhcp/server:ipv4
Nota - Altre operazioni create-service non sono interessate da questo errore e non richiedono l'adozione di ulteriori soluzioni.
Dopo aver clonato una zona con etichetta, non è possibile eseguire il boot della zona. Il motivo è che il set di dati per il file system /var dispone di un'etichetta ADMIN_LOW anziché di un'etichetta di zona. Pertanto, non è possibile attivarlo in modalità read-write nella zona. Viene visualizzato il seguente messaggio di errore:
ERROR: Cannot boot zone. The system was unable to verify that the zone doesn't contain old or incompatible packages within the zone.
Utilizzare il comando zfs list per determinare il nome del set di dati corrispondente al file system /var della zona. Quindi, digitare il comando seguente:
# zfs set mlslabel=none var-dataset
in cui var-dataset rappresenta il nome del set di dati corrispondente.