Qui di seguito sono descritte le operazioni necessarie per creare una copia dell'ambiente di boot corrente, aggiornare la copia e attivare la copia aggiornata rendendola l'ambiente di boot corrente.
Il processo di creazione di un ambiente di boot consente di copiare i file system di importanza critica dall'ambiente di boot attivo a uno nuovo. Il disco viene riorganizzato (se necessario), i file system vengono personalizzati e i file system di importanza critica vengono copiati nel nuovo ambiente di boot.
Solaris Live Upgrade distingue tra due tipi di file system: file system di importanza critica e file system condivisibili. I file system di importanza critica sono richiesti dall'ambiente operativo Solaris. Questi file system sono rappresentati da punti di attivazione separati nei file vfstab dell'ambiente di boot attivo e di quello inattivo. Appartengono a questo tipo i file system radice (/), /usr, /var o /opt. Questi file system vengono sempre copiati dall'ambiente originale all'ambiente di boot inattivo. I file system di importanza critica sono non-condivisibili. I file system condivisibili vengono definiti dall'utente, ad esempio /export, e sono rappresentati dallo stesso punto di attivazione nel file vfstab dell'ambiente di boot attivo e in quello dell'ambiente inattivo. Di conseguenza, l'aggiornamento dei file condivisi nell'ambiente di boot attivo si riflette anche sui dati dell'ambiente di boot inattivo. Quando si crea un nuovo ambiente di boot, i file system condivisibili vengono automaticamente condivisi. È possibile tuttavia specificare una slice di destinazione in cui copiarli. Per informazioni più dettagliate sui file system condivisibili, vedere Indicazioni per la scelta delle slice per i file system condivisibili.
Lo spazio di swap è un tipo speciale di file system condivisibile. Come negli altri file system di questo tipo, tutte le slice sono già condivise nella configurazione predefinita. È tuttavia possibile specificare una directory di destinazione in cui copiare la slice di swap. Per le procedure relative alla riconfigurazione dello spazio di swap, vedere:
“Creare un ambiente di boot (interfaccia a caratteri)” Punto 9
Creare un ambiente di boot e riconfigurare lo spazio di swap (riga di comando)
Solaris Live Upgrade può creare un ambiente di boot che comprende volumi RAID-1 (mirror) nei file system. Per una descrizione generale, vedere Creazione di un ambiente di boot con file system in mirroring.
Il primo passo per la creazione di un nuovo ambiente di boot consiste nell'identificare una slice non utilizzata in cui sia possibile copiare un file system di importanza critica. Se non è disponibile una slice non utilizzata, o se la slice non soddisfa i requisiti minimi richiesti, è necessario formattare una nuova slice.
Una volta definita la slice, è possibile riconfigurare i file system del nuovo ambiente di boot prima di copiarli nelle directory. La riconfigurazione, vale a dire la divisione o la combinazione dei file system, rappresenta un metodo semplice per modificare il file vfstab per connettere e disconnettere le directory dei file system. È possibile unire i file system con le directory di livello superiore specificando lo stesso punto di attivazione. È anche possibile dividere i file system dalle directory di livello superiore specificando punti di attivazione differenti.
Una volta configurati i file system nell'ambiente di boot inattivo, è possibile avviare la copia automatica. I file system di importanza critica vengono copiati nelle directory designate. I file system condivisibili non vengono copiati ma vengono condivisi. Fa eccezione il caso in cui i alcuni file system condivisibili vengono designati per essere copiati. Quando i file system vengono copiati dall'ambiente di boot attivo a quello inattivo, i file vengono posizionati nelle nuove directory. L'ambiente di boot attivo non viene in nessun modo modificato.
Per le procedure di divisione e unione dei file system, vedere:
“Creare un ambiente di boot (interfaccia a caratteri)” Punto 8 oppure Punto 7
Creare un ambiente di boot e dividere i file system (riga di comando)
Per una descrizione della creazione di un ambiente di boot con file system in mirroring, vedere Creazione di un ambiente di boot con file system in mirroring.
Le figure seguenti illustrano vari modi per creare nuovi ambienti di boot.
La Figura 33–1 mostra il file system radice (/) copiato in un'altra slice di un disco per creare un nuovo ambiente di boot. L'ambiente di boot attivo contiene il file system radice (/) in un'unica slice. Il nuovo ambiente di boot è una copia esatta del file system radice (/) in una nuova slice. I file system /swap e /export/home vengono condivisi dall'ambiente di boot attivo e da quello inattivo.
La Figura 33–2 mostra i file system di importanza critica che sono stati divisi e copiati su un disco per creare un nuovo ambiente di boot. L'ambiente di boot attivo contiene il file system radice (/) in un'unica slice. In questa slice, il file system radice (/) contiene le directory /usr, /var e /opt. Nel nuovo ambiente di boot, il file system radice (/) è diviso e le directory /usr e /opt si trovano in slice separate. I file system /swap e /export/home sono condivisi da entrambi gli ambienti di boot.
La Figura 33–3 mostra i file system di importanza critica che sono stati divisi e copiati su un disco per creare un nuovo ambiente di boot. L'ambiente di boot attivo contiene i file system radice (/), /usr, /var e /opt, ognuno in una propria slice. Nel nuovo ambiente di boot, /usr e /opt sono uniti nel file system radice (/) in un'unica slice. I file system /swap e /export/home sono condivisi da entrambi gli ambienti di boot.
Solaris Live Upgrade utilizza la tecnologia di Solaris Volume Manager per creare un ambiente di boot che possa contenere file system in mirroring. Solaris Volume Manager offre un metodo estremamente efficiente per gestire i dischi e i dati con l'uso dei volumi. Solaris Volume Manager permette di gestire le concatenazioni, le stripe e altre configurazioni complesse. Solaris Live Upgrade permette di eseguire un sottoinsieme di queste operazioni, ad esempio la creazione di un volume RAID-1 per il file system radice (/).
I volumi permettono di raggruppare le slice di diversi dischi in modo che appaiano come un unico disco all'ambiente operativo. Solaris Live Upgrade permette solo di creare un ambiente di boot per il file system radice (/) che contenga concatenazioni di una singola slice all'interno di un volume RAID-1 (mirror). Questa limitazione è legata al fatto che la PROM di boot permette di scegliere una sola slice per l'avvio del sistema.
Quando si crea un ambiente di boot, è possibile usare Solaris Live Upgrade per gestire le seguenti operazioni.
Scollegare una concatenazione di una singola slice (submirror) da un volume RAID-1 (mirror). Se necessario, il contenuto della concatenazione può essere preservato per essere usato come contenuto del nuovo ambiente di boot. Poiché il contenuto non viene copiato, il nuovo ambiente di boot può essere creato velocemente. Dopo essere stati scollegati dal mirror, i submirror non fanno più parte del mirror originale. Le operazioni di lettura e scrittura sul submirror non vengono più eseguite attraverso il mirror.
Creare un ambiente di boot contenente un mirror.
Collegare fino a tre concatenazioni di una singola slice al nuovo mirror.
Per usare le funzioni di mirroring di Solaris Live Upgrade, è necessario creare almeno un database di stato e almeno tre repliche di tale database. Il database di stato memorizza informazioni riguardo allo stato della configurazione di Solaris Volume Manager. Il database di stato è una raccolta di più copie replicate del database. Ogni copia viene denominata replica del database di stato. La copia del database di stato permette di proteggerlo contro la perdita di dati provocata dalla presenza di punti di guasto non ridondanti. Per le procedure di creazione del database di stato, vedere la sezione “ State Database (Overview)” del manuale Solaris Volume Manager Administration Guide.
Il comando lucreate con l'opzione -m permette di creare un mirror, di scollegare i submirror e di collegarli al nuovo ambiente di boot.
Per una descrizione delle procedure, vedere Creare un ambiente di boot con volumi RAID-1 (mirror) (riga di comando).
Per una descrizione generale delle opzioni di mirroring durante l'installazione, vedere il Capitolo 10.
Per informazioni dettagliate su altre configurazioni complesse di Solaris Volume Manager che non sono supportate da Solaris Live Upgrade, vedere la sezione “ Storage Management Concepts” del manuale Solaris Volume Manager Administration Guide.
Termine |
Descrizione |
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Il database di stato memorizza informazioni riguardo allo stato della configurazione di Solaris Volume Manager. Il database di stato è una raccolta di più copie replicate del database. Ogni copia viene denominata replica del database di stato. Il database di stato tiene traccia della posizione e dello stato di tutte le repliche note. |
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replica del database di stato |
Copia di un database di stato. La replica garantisce che i dati del database siano validi. |
Gruppo di slice fisiche o di altri volumi che appare al sistema come un unico dispositivo logico. Un volume è funzionalmente identico a un disco fisico dal punto di vista di un'applicazione e del file system. In alcune utility disponibili dalla riga di comando, i volumi sono denominati metadevice. |
La Tabella 33–2 mostra i componenti che è possibile gestire con Solaris Live Upgrade.
Tabella 33–2 Classi di volumi
Termine |
Descrizione |
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Classe di volumi che replica i dati conservandone più copie. I volumi RAID-1 vengono a volte denominati mirror. I volumi RAID-1 sono formati da uno o più volumi RAID-0, detti submirror. |
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Classe di volumi che comprende stripe o concatenazioni. Questi componenti sono denominati submirror. Le stripe o le concatenazioni sono i componenti essenziali dei mirror. |
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Volume RAID-1. Vedere la descrizione dei volumi RAID-1. |
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Volume RAID-0. Se le slice sono concatenate, i dati vengono scritti nella prima slice disponibile finché il suo spazio non è esaurito. Una volta raggiunto il limite di spazio di quella slice, i dati vengono scritti nella slice successiva, in modo seriale. La concatenazione non fornisce alcuna ridondanza dei dati, a meno che non sia contenuta in un mirror. |
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Vedere volume RAID-0. |
La Figura 33–4 mostra un nuovo ambiente di boot in cui un volume RAID-1 (mirror) è stato creato su due dischi fisici. Per creare il nuovo ambiente di boot e il mirror è stato usato il comando seguente.
# lucreate -n secondo_disco -m /:/dev/md/dsk/d30:mirror,ufs \ -m /:c0t1d0s0,d31:attach -m /:c0t2d0s0,d32:attach \ -m -:c0t1d0s1:swap -m -:c0t2d0s1:swap |
Questo comando esegue le seguenti operazioni:
Crea il nuovo ambiente di boot secondo_disco.
Crea il mirror d30 e configura un file system UFS.
Crea una concatenazione su singolo dispositivo sulla slice 0 di ogni disco fisico. Le concatenazioni sono denominate d31 e d32.
Aggiunge le due concatenazioni al mirror d30.
Copia il file system radice (/) sul mirror.
Configura i file system di swap sulla slice 1 di ogni disco fisico.
La Figura 33–5 mostra un nuovo ambiente di boot contenente un volume RAID-1 (mirror). Per creare il nuovo ambiente di boot e il mirror è stato usato il comando seguente.
# lucreate -n secondo_disco -m /:/dev/md/dsk/d20:ufs,mirror \ -m /:/dev/dsk/c0t1d0s0:detach,attach,preserve |
Questo comando esegue le seguenti operazioni:
Crea il nuovo ambiente di boot secondo_disco.
Separa il mirror d10 e scollega la concatenazione d12.
Preserva il contenuto della concatenazione d12 senza copiare i file system.
Crea un nuovo mirror d20. A questo punto sono disponibili due mirror a una via, d10 e d20.
Collega la concatenazione d12 al mirror d20.
Dopo aver creato un ambiente di boot, è possibile eseguirne un aggiornamento. Nell'ambito di questo aggiornamento, l'ambiente di boot può contenere volumi RAID-1 (mirror) per qualunque file system. Questa procedura infatti non ha effetto sui file dell'ambiente di boot attivo. Al momento opportuno, è possibile attivare il nuovo ambiente di boot, che quindi diventa l'ambiente di boot corrente.
Per istruzioni sull'aggiornamento di un ambiente di boot, vedere il Capitolo 36.
Per un esempio di aggiornamento dell'ambiente di boot con file system in mirroring, vedere Esempio di scollegamento e aggiornamento di un lato di un volume RAID 1 (mirror) (riga di comando).
La Figura 33–6 illustra l'aggiornamento di un ambiente di boot inattivo.
Anziché eseguire un aggiornamento, è possibile installare un archivio Solaris Flash in un ambiente di boot. La funzione Solaris Flash permette di creare una singola installazione di riferimento dell'ambiente operativo Solaris su un sistema. Questo sistema viene denominato sistema master. Successivamente, tale installazione può essere replicata su altri sistemi denominati cloni. In questo caso, l'ambiente di boot inattivo è un clone. Quando si installa un archivio Solaris Flash su un sistema, l'archivio sostituisce tutti i file dell'ambiente di boot esistente, come accadrebbe eseguendo un'installazione iniziale.
Per le procedure di installazione degli archivi Solaris Flash, vedere Installazione di archivi Solaris Flash in un ambiente di boot.
La Figura 33–7 illustra l'installazione di un archivio Solaris Flash in un ambiente di boot inattivo.
Quando si è pronti per passare al nuovo ambiente di boot, è sufficiente attivarlo e riavviare il sistema. I file degli ambienti di boot vengono sincronizzati al primo avvio dell'ambiente di boot di nuova creazione. “Sincronizzazione” significa la copia di alcuni file e directory di sistema dall'ambiente di boot precedente a quello nuovo. Riavviando il sistema, viene attivata la configurazione installata sul nuovo ambiente. L'ambiente di boot originale viene invece reso inattivo.
Per istruzioni sull'attivazione di un ambiente di boot, vedere Attivazione di un ambiente di boot.
Per informazioni sulla sincronizzazione tra l'ambiente di boot attivo e quello inattivo, vedere Sincronizzazione dei file tra gli ambienti di boot.
La Figura 33–8 mostra il passaggio da inattivo ad attivo dell'ambiente di boot al riavvio del sistema.
In caso di malfunzionamento, è possibile tornare velocemente all'ambiente di boot originale con un processo di attivazione e riavvio. Il ripristino dell'ambiente di boot originale può rendersi necessario per le seguenti ragioni:
Il nuovo ambiente di boot non si avvia
Il nuovo ambiente di boot si avvia ma non è completamente funzionale
Non si è soddisfatti del risultato ottenuto
La procedura di fallback richiede solo il tempo di riavvio del sistema, ed è perciò molto più veloce rispetto al backup e al ripristino dell'ambiente originale. Il nuovo ambiente di boot che non è stato avviato correttamente viene preservato. In questo modo, l'errore può essere analizzato. È possibile ripristinare con il fallback solo l'ambiente di boot che era stato usato da luactivate per attivare quello nuovo.
Per tornare all'ambiente di boot precedente, è possibile procedere nei seguenti modi:
Se il nuovo ambiente di boot si avvia correttamente ma non si è soddisfatti dei risultati, è possibile eseguire semplicemente il comando luactivate con il nome dell'ambiente di boot precedente e riavviare il sistema.
Se il nuovo ambiente di boot non si avvia, occorre avviare l'ambiente di boot precedente in modalità monoutente, eseguire luactivate e riavviare il sistema.
Se non è possibile avviare il sistema in modalità monoutente, usare una delle procedure seguenti:
Avviare il sistema dal DVD, dal CD o da un'immagine di installazione in rete.
Attivare il file system radice (/) nell'ambiente di boot ripristinato.
Eseguire il comando luactivate e riavviare il sistema.
Per istruzioni dettagliate, vedere Ripristino dei guasti: ripristino dell'ambiente di boot originale (riga di comando).
La Figura 33–9 mostra lo svolgimento del processo di ripristino.
È anche possibile eseguire varie operazioni di manutenzione sull'ambiente di boot, ad esempio controllarne lo stato, rinominarlo o eliminarlo. Per istruzioni a riguardo, vedere il Capitolo 37.